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Socrate è ormai morto e sepolto

Nel precedente articolo, ti ho scritto che ti avrei mandato un po’ di lezioni sul “Problem Solving”, sei pronto ad iniziare?

La prima cosa da definire è come interpreteremo il processo di risoluzione di un problema.

Quando hai un problema, qualunque esso sia, ti trovi nel punto A in cui ci sono tutta una serie di cose che non ti piacciono (ed è la tua SITUAZIONE ATTUALE) e vuoi arrivare al punto B che è invece la tua SITUAZIONE IDEALE, dove hai risolto il problema e le cose vanno in modo da renderti felice e soddisfatto.

Quindi la prima cosa da fare è definire con precisione dove ti trovi in modo da poter tracciare la rotta per andare dove desideri.

E qui nascono le prime difficoltà.
Perché è ovvio che, se tu pensi di trovarti a Roma e vuoi andare a Milano, traccerai una determinata rotta.
Ma, se invece di trovarti a Roma, in realtà tu ti trovi a Parigi, questa rotta sarà completamente sbagliata, mi segui?

Quindi le prime difficoltà nascono dal fatto che molto spesso le persone hanno una percezione completamene fuorviante di “dove si trovano” e questo li porta ad incastrarsi in tutta una serie di Circoli Viziosi.

Per esempio, un errore frequente è legato all’avere consapevolezza di quali sono le tue competenze, per fissare il concetto nella memoria ho deciso di dargli un titolo d’impatto :-).

ERRORE 1) Socrate è andato a farsi fottere!

Hai presente il famoso “So di non sapere” pronunciato da Socrate?

Ecco, questo concetto è ormai andato a put…donne di facili costumi!

In quest’epoca di facile accesso alle informazioni, tutti hanno sviluppato l’intima convinzione di sapere già tutto, anche su questioni che in realtà conoscono solo marginalmente.
Lo puoi verificare tu stesso seguendo i social, scoppia il Covid?
Sono tutti virologi.
Conosco personalmente persone che nella vita hanno combinato poco o niente, che faticano ad arrivare alla fine del mese con le loro attività ma che, come per magia, saprebbero esattamente come andava affrontata l’emergenza…ci sarebbe da ridere se la cosa non facesse piangere.

Ora, a parte il fastidio di veder tutta questa marea di cazzate diffuse nel web, la gestione del Covid non rientra comunque nella mia area di intervento, quindi me ne frego abbastanza…ma quando si tratta di lavorare per migliorare la qualità della vita di una persona, è tutto un altro discorso, perché il fatto che lui sia convinto di saper fare delle cose che in realtà non è in grado di fare, costituisce per me un problema enorme.

Ti faccio alcuni esempi concreti per spiegarmi meglio.

Ho perso il conto delle volte che mi sono sentito dire:
“ah si, conosco già le Mappe Mentali, le uso da quando Buzan pisciava ancora il letto”.

Poi mi mostrano orgogliosi le loro mappe e sono delle ciofeche che non ti dico.
E non parlo delle Mappe Mentali che insegno ad usare io (a livello PROFESSIONALE per gestire interi progetti), ma di quelle proprio base-base.

Ora qual è il problema, che se non impari ad usare lo strumento correttamente, non riuscirai a coglierne i benefici e quindi probabilmente non lo userai mai, perché usare qualcosa che non ti porta particolari vantaggi?

Un’altra stortura enorme in cui mi imbatto di continuo è legata alla Matrice di Gestione del tempo.
“Ah, si conosco la Matrice di Covey da quando mi facevo le pugnette alle scuole medie”, e poi vogliono delegare le attività del Q3 (vabbè, questa è un po’ troppo tecnica, te la spiego in QUESTO ARTICOLO SE VUOI APPROFONDIRE).

Capisci che se pensi di dover delegare delle attività che invece non dovresti proprio fare, stai decisamente partendo col piede sbagliato?

Tutto ciò per dire che, comprendere qual è il reale livello di conoscenza su una determinata competenza, essere consapevole di cosa SAI FARE e di cosa NON SAI FARE in una determinata situazione è fondamentale, perché altrimenti rischi di partire con delle convinzioni che sono del tutto fuorvianti, è come se tu abbottonassi il primo bottone all’asola sbagliata, poi non c’è modo di abbottonare anche gli altri senza che la camicia non venga tutta storta.

Ora proviamo a fare un esempio su una situazione tipo del mio cliente, diciamo che sei stressato perché lavori 60 o 70 ore a settimana.

Tu parti dall’idea che negli anni hai maturato tutta una serie di competenze e quindi arrivi da me con la certezza che la soluzione sia di migliorare il livello di organizzazione della tua azienda e quindi di partire dalle procedure in essere.

Io faccio un’analisi e mi rendo conto che in realtà le procedure che ci sono vanno benone e sarebbero di per sé sufficienti, ma ci sono ben altri nodi da sciogliere.

C’è un problema di stile di Leadership che è basato sul CONTROLLO.

Sulla Leadership basata sul CONTROLLO ne parlerò più avanti, per adesso ti basti sapere che è uno stile di Leadership che tende a generare SFIDUCIA e a DERESPONSABILIZZARE i collaboratori.

In questo caso, creare e implementare nuove procedure, non solo non ti aiuta a risolvere il problema, ma peggiora la situazione.

Peggiora la situazione perché metti in campo tempo ed energia nel creare delle procedure che poi le persone non seguiranno (creando ulteriori Circoli Viziosi, frustrazione, discussioni…in sostanza altre ore in ufficio, mi segui?).

Può esserci un problema legato alla tua “DEFICIENZA EMOTIVA” (nel senso che ti mancano alcune competenze legate all’intelligenza emotiva).
Quindi magari non riesci a mostrare la tua vulnerabilità, ad accettare i tuoi errori, ad empatizzare con le persone, a comprendere i loro bisogni, a comunicare in modo efficace con loro etc.
E questo genera incomprensioni, discussioni sterili, crea un ambiente di lavoro malsano in cui le persone si boicottano l’un l’altro invece di remare tutti nella stessa direzione.
Mi segui?

Altre volte sei convinto di ESEGUIRE bene delle attività che in realtà fai da schifo.

E’ una dinamica che vedo di continuo nei processi di DELEGA e nel dare i FEEDBACK.

“Io ho delegato questa attività ma loro non capiscono un caxxo e fanno come vogliono”.

EH ma bellomio, capisci che se il processo di delega non funziona MAI, potrebbe essere che qualcosa magari la stai sbagliando anche tu?
Che per carità, potrebbe anche essere che stai delegando un’attività troppo complessa ad uno che non ha una testa particolarmente brillante, ma se metti sulla schiena 100 kg ad uno che ne può portare 30, di chi è la responsabilità se poi le cose vanno male?

E sui FEEDBACK si potrebbe scrivere un libro intero!
Tutti sanno cosa è un Feedback, pochi sono in grado di darli in maniera corretta e QUASI NESSUNO sa riceverli con l’atteggiamento giusto (piccolo SPOILER, non è quello di aprire dei dibattiti sul fatto che il feedback sia o meno vero).

Ora, se ti ho convinto del fatto che essere in grado di valutare nel modo più OGGETTIVO possibile dove ti trovi è NECESSARIO per partire col piede giusto, ti invito a rispondere a questa domanda:

“come posso autovalutarmi nella maniera più corretta possibile?”

Te ne parlo nel prossimo articolo, tu intanto facci una pensata, ok?

Pace, Bene e Trigu Meda
Eugenio

PS: ti è piaciuto l’articolo?

Commenta qui sotto e condividilo sui social, GRAZZZIE 🙂

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[…] Nell’ultimo articolo ti ho promesso che ti avrei fornito una procedura per “valutare” le tue competenze nel modo più oggettivo possibile. […]

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