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Il Fallimento secondo Giannis Antetokounmpo

Caro Lele,

oggi voglio sfruttare l’intervista rilasciata da Giannis Antetokounmpo per parlarti del concetto di FALLIMENTO.

Il contesto è questo, i Milwaukee Bucks, che avevano il miglior record della NBA ed erano quindi i favoriti al titolo, sono usciti miseramente al primo turno contro i Miami Heat.

Nella storia è successo solo 6 volte che la prima classificata uscisse contro l’ottava e MAI era accaduto con una sconfitta così sonora, 4 partite a 1.

Nell’intervista post partita un giornalista ha chiesto a Giannis: “consideri la vostra stagione un fallimento?”.

E Antetokounmpo gli ha dato la seguente risposta:

“Mi hai fatto la stessa domanda lo scorso anno, Eric. Per caso tu ricevi una promozione ogni anno nel tuo lavoro? Non credo, quindi consideri il tuo lavoro un fallimento ogni volta che non accade? Direi di no. Ti impegni per ottenere altri risultati, per prenderti cura della tua famiglia, comprare una casa e tante altre cose. Non è un fallimento, ma è un passaggio necessario per provare a vincere. Michael Jordan è stato 15 anni in NBA, ha vinto sei titoli: gli altri nove anni sono stati un fallimento per caso? Mi state davvero dicendo questo? Perché mi fate questa domanda? Dovete capire che nello sport non esiste la logica del fallimento. Ci sono i giorni buoni e quelli meno buoni, a volte riesci a vincere e altre no. Ci sono momenti in cui capisci che è il tuo turno e altre volte no. Questo è lo sport: non puoi sempre vincere, vincono anche gli altri. E quest’anno vincerà qualcun altro”.

PUOI GUARDARE L’INTERA INTERVISTA QUI

Come sempre in questi casi, l’opinione pubblica si è divisa.

La maggior parte degli addetti ai lavori ha lodato la sua risposta.

Tra tutti spicca Steve Kerr, allenatore di Golden State.

Il tizio ha vinto 5 titoli da giocatore e 4 da allenatore, quindi non è esattamente l’ultimo dei pirla. Lui ha tessuto le lodi di Giannis dicendo: “Siamo fortunati ad averlo in questa lega”.

Altri invece sono stati meno diplomatici, tra cui l’ex giocatore e ora commentatore Kendrick Perkins che invece ha sentenziato:

È serio Giannis? È stato un completo fallimento. Miglior record nella NBA, i favoriti per vincere tutto e perdono contro l’ottava classificata che non aveva nemmeno il suo terzo miglior giocatore. Leggo commenti ovunque di gente che dice: ‘Giannis è il perfetto esempio di quello che ci serve, è il volto della NBA’. Ma stiamo parlando di sport, competizione e quando hai aspettative che non rispetti, hai fallito.

Esiste il fallimento nello sport o, come dice Giannis, non esiste?

E nella vita? Esiste il fallimento nella vita?

Alùra, prima di dirti come la penso Io, sfruttiamo questo episodio per fare un discorso più ampio.

Ci sono alcune lezioni importanti che nessuno ha messo in evidenza, l’intervista di Giannis infatti è stata ripresa in lungo e in largo da influencer, formatori etc. ma tutti si sono limitati solo ad un’analisi superficiale delle parole del giocatore greco, quando in realtà ci sono altri spunti altrettanto interessanti.

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Il Contesto che crei, manipola l’opinione delle persone (saper comunicare è dannatamente importante)

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Non so se Giannis è un talento naturale o se semplicemente ha studiato e si era preparato a ricevere quella domanda, ma ha comunicato in maniera eccezzzziunale veramente.

Ha creato un contesto a lui favorevole ed è riuscito a far passare il suo punto di vista.

Il suo tono è stato incredibilmente pacato e cordiale, ripetendo nel corso dell’intervista che non voleva metterla sul personale muovendo un attacco al giornalista “impertinente”.

Non è scontato riuscire a rimanere così tranquilli dopo essere stati appena eliminati dalla competizione che ambivi a vincere e un tizio ti infila il coltello nella piaga per il secondo anno di fila.

Poi ha usato delle affermazioni “incontrovertibili” e posto delle “domande retoriche” che avevano una sola risposta possibile, portando istintivamente l’ascoltatore a pensarla come lui.

“Non possono vincere tutti” (qualcuno può forse smentire che alla fine vince uno solo?)

“Tu ottieni una promozione ogni anno? Significa forse che hai fallito?” (ovviamente No e No)

“Jordan ha vinto 6 titoli su 15, quindi gli alti 9 sono da ritenersi fallimenti?” (nessuno si sognerebbe di dire a Jordan che ha fallito 9 anni su 15, anche perché quello lì è un tipo permaloso e rischi che la leghi al dito e te la faccia pagare).

In sostanza ha distolto l’attenzione dal fatto principale se si vuole parlare di “stagione fallimentare o meno”, e cioè che sono usciti al primo turno contro una squadra sulla carta molto più debole.

E’ stato bravissimo, perché se è vero che vince uno solo, è altrettanto vero che c’è differenza tra arrivare in Finale e perdere in gara 7 e il venire spazzati via al primo turno, o sbaglio forse?

Quindi la prima lezione importante è legata alla comunicazione, il contesto che crei, il modo in cui esprimi la tua opinione fa tutta la differenza del mondo sulla reazione che otterrai (in un dibattito, in una negoziazione etc.)

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Le sconfitte sono step di avvicinamento al successo!

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Questo concetto, nel mondo della formazione, è una specie di mantra che molti ripetono a pappagallo senza averlo realmente capito fino in fondo.

Alcuni addirittura scrivono sui loro profili social: “io non perdo mai, o vinco o imparo!”.

Mo Va A Caghér come dicono qui a Perrrma! 🙂

Alùra, le cose stanno così.

Il successo passa dai fallimenti, non c’è dubbio su questo.

Praticamente nessuno ha successo al primo colpo, vale nello sport, come nella vita.

Il mondo dello sport e dell’imprenditoria sono pieni di esempi di persone che hanno fallito ripetutamente prima di aver successo.

Ci sono però un paio di condizioni per trasformare le sconfitte in vittorie.

La prima è quella di continuare a lottare anche quando sembra non ci siano speranze, pensa alla Rowling che si è vista rispedire indietro Harry Potter non so quante volte prima che glielo pubblicassero, ad oggi ne ha venduto quasi mezzo miliardo di copie.

La seconda è quella di imparare la lezione che ti ha portato a perdere, in modo da impegnarsi per non ripetere gli errori commessi.

Certo che per vincere devi passare per le sconfitte, ma è come reagisci alle sconfitte che ti porta eventualmente a vincere.

E’ un discorso che mi hai già sentito fare diverse volte.

Se prendi 4 in geografia e la tua reazione è:

“la prof ce l’ha con me”

stai pur sereno che prima o poi ne prendi un altro di 4, perché significa che non hai imparato un caxxo dalla batosta presa.

E attenzione, magari è anche vero che la prof. ce l’ha con te.

Ma in questo caso dovresti chiederti cosa puoi fare per farle cambiare idea, perché probabilmente le ritorsioni sono dovute al fatto che rispondi male o che fai lo strafottente etc.

Poi devi cercare di essere obiettivo nell’auto-valutarti. Se fai una bella interrogazione, anche in caso la prof. ce l’abbia con te, può mettersi una sufficienza risicata, magari un 5 e 1/2…se ti mette 4 significa semplicemente che non eri sufficientemente preparato e che quindi devi studiare di più e meglio per la prossima volta, mi segui?

Solo in questo modo si trasformano le sconfitte in vittorie, altrimenti ti abitui soltanto a perdere (e non è una gran abitudine).

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Fallire NON significa essere un fallito!

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L’ultimo apprendimento è relativo alla confusione che si è creata in seguito alle parole di Giannis, in particolare quando ha detto: “non esiste fallimento nello sport”.

Purtroppo è una confusione che vedo tutti i giorni col mio lavoro, le persone confondono il “FALLIRE” nel raggiungere un obiettivo con L’ESSERE UN FALLITO!

Visto che mi hai chiesto come la penso, secondo me la stagione dei Bucks è stata un fallimento, sono usciti al primo turno contro una squadra sulla carta molto più scarsa, non abbastanza in relazione alle aspettative.

Questo fa di Antetokoumbo e della squadra dei falliti o dei perdenti?

ASSOLUTAMENTE NO, a volte le cose girano bene, altre meno, c’est la vie, se riusciranno a far tesoro di questa sconfitta potranno riprovarci l’anno prossimo.

Nello sport e nella vita si attaccano etichette molto facilmente.

Quello è un vincente, quello è un perdente e lo si fa soprattutto sulla base del risultato che ottengono.

Io invece penso che la differenza tra un vincente e un perdente non sia tanto (o solo) nel risultato finale, ma anche nel modo in cui uno reagisce alle sconfitte.

Molti non sanno che Michael Jordan nei primi anni dell’NBA era bollato come un perdente, “è un gran realizzatore ma non vincerà mai, è troppo egoista” dicevano.

Nei primi anni le ha prese sonoramente dai Boston Celtics del mio idolo Larry Bird e dai Detroit Pistons (i celeberrimi Bad Boys che avevano creato le Jordan Rules…il cestista che è in me sta divagando troppo).

Avrebbe potuto abbattersi e chiedere d essere ceduto ad un’altra squadra, come va tanto di moda adesso.

Avrebbe potuto lamentarsi delle botte che riceveva ogni volta che entrava in area.

Avrebbe potuto difendersi dicendo: “ehy, non è colpa mia se perdiamo, guarda quanti punti ho realizzato”.

Avrebbe potuto farlo e sarebbe comunque ricordato come uno dei più grandi realizzatori della storia della pallacanestro, ma di certo non sarebbe diventato l’icona che è oggi.

Stava perdendo, ma questo non faceva di lui un perdente e infatti come ha reagito alle sconfitte?

Si è chiuso in palestra a fare pesi, aveva capito che doveva diventare più forte se voleva riuscire a sopportare tutti quei contatti fisici.
Ha ascoltato il suo allenatore che gli chiedeva di fidarsi dei suoi compagni e di coinvolgerli di più. L’allenatore era Phil Jackson, che OGGI è considerato uno dei più grandi allenatori della storia, ma all’epoca era al suo 1° anno come capo allenatore.

Capisci che ci vuole una gran dose di umiltà, intelligenza ed altruismo per recepire un feedback del genere quando tu sei il miglior giocatore della lega e chi ti da queste indicazioni è un caxxo di novellino?

Tornando a Giannis, secondo me la stagione dei Bucks si può interpretare come un fallimento, ma questo non fa di lui un fallito o un perdente, anzi, la sua è stata una reazione da campione.

Ci ha messo la faccia in conferenza stampa, difendendo la squadra senza accampare scuse.

Avrebbe potuto appellarsi alla sfiga di essersi infortunato dopo 5 minuti della prima partita, essendo così costretto a saltare gara 2 e 3, ma non l’ha fatto.

Non ha dato di matto quando il giornalista l’ha punzecchiato e ha dato una risposta che ha troncato sul nascere le polemiche sulla stagione della sua squadra.

E sono sicuro che passerà l’estate in palestra per migliorarsi e tornare più forte di prima.

Un vincente non si vede (solo) dalle vittorie, ma anche da come reagisce alle sconfitte perché come diceva un discreto pugile

Lov U Amorottolo

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