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Il cecchino che sparava a salve (Intelligenza Emotiva e relazione con la Performance)

Vado al primo allenamento con la nuova squadra.

Mi sembra una gran bella squadra, il ruolo in cui sono scoperti è quello del playmaker e io ricopro esattamente quel ruolo, sono la persona giusta al posto giusto.

Ci sono lunghi di altissimo livello, e anche le ali sembrano buone, poi c’è questa guardia tiratrice che sembra fortissimo, non sbaglia un colpo.

Lo osservo in allenamento, non è solo bello da vedere dal punto di vista della tecnica, è anche estremamente efficace, un vero cecchino…“quest’anno ci sarà da divertirsi” penso.

Inizia il campionato e, fino a che giochiamo contro squadre di basso livello nessun problema, il cecchino ne fa puntualmente più di 20 a partita.

Poi giochiamo il primo scontro diretto e il cecchino spara a salve, non segna manco in una vasca da bagno.

Ok, può capitare di sbagliare una partita penso.

Ma poi succede ancora e ancora e non posso fare a meno di notare un pattern, quando il livello della tensione sale, il suo livello di gioco cala drasticamente. Sparisce dal campo, non solo sbaglia tiri facili, ma sembra abbia proprio paura di avere la palla in mano.

Una volta vado a parlargli prima di un match importante, voglio che sia fuoco perché ci giochiamo il passaggio ai playoff.

“Come ti senti? Sei carico?”

“Normale” mi risponde.

“Come normale, caxxo ma non sei teso?” replico.

“No, perché dovrei?” mi fa lui.

“Perché dobbiamo vincere se vogliamo passare e io sono nervoso”.

All’epoca non sapevo niente di Intelligenza Emotiva, non sapevo che le emozioni ci servono e possiamo usarle a nostro vantaggio, pensavo che essere nervoso fosse una cosa negativa, mentre essere “normale” fosse positivo.

Però anche quella volta lui sparì dal campo.

La verità è che non si sentiva “normale”,  semplicemente negava le sue emozioni, non voleva ammettere di essere teso.

Ma non per questo le sue emozioni sparivano. Lui le negava ma le sue emozioni lo condizionavano in campo, impedendogli di rendere al meglio quando era sotto pressione.

Questa discussione mi è tornata in mente qualche anno fa, prima che Emanuele giocasse una partita di basket.

L’anno prima aveva giocato poco, era con quelli di un anno più grande e l’allenatore non lo vedeva granché.

Quando mi aveva chiesto se secondo me lui meritasse di giocare io gli avevo risposto:

“guarda Lele, il mio parere non conta perché tu sei mio figlio. Per me sarai sempre il più bello, il più bravo e il più intelligente del mondo. Ma è l’allenatore che devi convincere, non me. Se lui pensa che tu non sia abbastanza bravo devi solo allenarti di più e dimostrargli che ha torto”.

Quell’estate, su sua richiesta, lo allenai. Misi in chiaro che sul campo da basket diventavo il coach e non suo padre e lo misi sotto, esercizi di palleggio, passaggio e tiro in modo intensivo.

Tornò molto più forte di prima e finalmente era arrivato il momento di dimostrarlo sul campo, iniziava il campionato.

Ricordo che mentre andavamo in macchina alla palestra mi disse:  “Papà ho paura”.

Questa volta però ero preparato, non ero ignorante come quando ero un ragazzo e pensavo che aver paura fosse una cosa negativa.

“Lele, non c’è niente di male a sentirsi nervoso prima di una partita, anche a me capitava prima delle partite importanti di aver paura e sai una cosa?.

Mi aiutava!

Mi aiutava a rimanere concentrato e ad entrare in campo aggressivo.

Il trucco è sfruttare questa emozione e non farsi sequestrare da essa.

Usa questa paura per concentrarti sulle cose che vuoi fare, per come vuoi entrare in campo, per mettere aggressività sul parquet e vedrai che tutto andrà bene.

Ricorda che la paura deve essere una consigliera e non una carceriera.”

Lele entrò in campo super concentrato e fece un partitone, da allora scherziamo su questa cosa e prima di ogni partita mi dice che vuole il discorso motivazionale  :-).

Ma perché ti ho raccontato questa storia?

Quanta gente conosci che ha un gran potenziale ma che non è riuscito a tradurlo in risultati?

Persone che hanno avuto troppa paura di provarci o che non riuscivano a stringere una relazione perché si trascinavano del risentimento dal loro passato.

Persone che magari si sono realizzate nel lavoro ma che, dal punto di vista sociale hanno fatto terra bruciata intorno a loro, zero amicizie, pessimo rapporto con i figli e il partner.

Persone che hanno delle competenze tecniche ma che nessuno sopporta in ufficio e che vengono mal tollerati per il loro carattere.

Ci sono imprenditori che vengono “odiati” dai loro collaboratori…non è paradossale disprezzare colui che ti aiuta a mettere il piatto in tavola e a sfamare la tua famiglia?

Da quando Salovey e Mayer (nel lontano 1990) hanno pubblicato il loro articolo “Emotional Intelligence – Imagination, Cognition and Personality” si sono condotti sempre più studi sulla correlazione tra Intelligenza Emotiva e Performance.

Questi studi non solo dimostrano che avere un buon cervello analitico non sia garanzia di successo, ma anche che le persone dotate di Intelligenza Emotiva sono quelle che ottengono prestazioni migliori e anche quelle più apprezzate e ammirate dai colleghi.

Te lo ripeto?

Contrariamente a quello che ci hanno insegnato a scuola, non è il QI a fare la differenza, ma il QE. Dove per QI si intende il Quoziente Intellettivo (in sostanza la tua intelligenza logica e analitica) mentre per QE si intende il Quoziente Emotivo (quindi quanto sei in grado di sfruttare le tue emozioni invece che subirle).

Le persone con una elevata Intelligenza Emotiva sono quelle che ottengono risultati migliori e che godono anche di rapporti con gli altri migliori!

Non male come scoperta, non trovi?

Settimana prossima inizierò un percorso di un mese e mezzo circa sul come sviluppare la propria Intelligenza Emotiva.

TROVI DETTAGLI E OFFERTA RISERVATA IN QUESTO VIDEO

Sarà un percorso suddiviso in tre fasi:

1) due lezioni online dal titolo DEFICIENTI EMOTIVI in cui fornisco le basi teoriche del modello sull’Intelligenza Emotiva
2) Test di valutazione della tua Intelligenza Emotiva + Restituzione attraverso sessione di coaching CON ME
3) Tre giorni in aula a Milano in cui lavoriamo in maniera operativa sullo sviluppo della tua Intelligenza Emotiva (INSERISCI I TUOI DATI QUI SE VUOI RICEVERE INFORMAZIONI)

Ogni fase è conclusiva e continua la precedente, puoi decidere di acquistare l’intero pacchetto, oppure una sola fase.

Alla tua Intelligenza Emotiva

Pace, Bene e Trigu Meda

Eugenio

ps: SE SEI NUOVO DEL BLOG PARTI DAL MATERIALE GRATUITO

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