Come non sprecare metà della tua vita
“… mi stai forse dicendo che ho sprecato metà della mia vita?”
Sono passati più di 11 anni ma ricordo quel momento come se fosse ieri.
Stavo mostrando degli esempi pratici di come sia facile confondere le attività importanti da quelle che in realtà non lo sono, quando Helmut (nome di fantasia) mi guarda con sguardo sconsolato e, senza troppi giri di parole, mi spara a freddo questa domanda:
“Eugenio, mi stai forse dicendo che ho sprecato metà della mia vita?”
Non faccio in tempo a rispondere che inizia subito a raccontarmi che nella sua azienda funziona così, che non ci sono alternative, di quanto siano sottodimensionati, che non dipende da lui, che l’amministratore delegato era un vero stronzo etc. etc.
“tu non hai la più pallida idea di quanto sia difficile il mio lavoro”.
L’espressione di desolazione che aveva sul viso adesso è sparita, sostituita da uno sguardo sollevato, come di uno che ha appena scampato un grave pericolo!
Ha fatto una domanda e si è dato una risposta … la risposta che lo faceva stare meglio!
Helmut all’epoca era un dirigente di alto livello di una multinazionale, un’ottima carriera pagata però a caro prezzo, rapporto pressoché inesistente col figlio 16enne.
All’epoca quella domanda-risposta mi colse di sorpresa.
Ormai invece ci ho fatto l’abitudine, è una reazione istintiva che il nostro cervello adotta per difenderci da un dolore eccessivo, dolore causato dalla constatazione di aver commesso in passato degli errori di cui stava ancora pagando le conseguenze.
Ocio che la Mente … mente!
Ti racconta delle balle pur di non farti soffrire.
Helmut non riusciva a perdonarsi il fatto di non avere un dialogo con il figlio perché era stato parecchio assente mentre il ragazzo cresceva.
E’ un problema che i miei studenti ultimamente mi portano sempre più spesso, forse il fatto che io parli molto di quanto è importante per me il ruolo del genitore li fa entrare in confidenza e capiscono di potersi fidare.
Il punto è che, se non crei un rapporto con tuo figlio quando lui è ancora un bambino, riuscirci quando è adolescente è più complicato (il che non significa che sia impossibile, ma è più difficile è bisogna essere in grado di accettare gli errori commessi e lavorare per porvi rimedio).
Ad ogni modo, a te è mai capitato di recriminare sul passato?
Di pensare ad un evento della tua vita e rimuginare sugli errori commessi?
-“come ho fatto ad essere così stupido?”
-“come ho potuto lasciarmi sfuggire un’occasione simile?”
-“com’è possibile che non mi sia accorto prima della fregatura?”
Immagino di si, a chi non è mai capitato dai.
Ora, se l’errore è circoscritto ad un episodio poco male.
Dopo un po’ si supera e si va avanti.
Ma cosa succede quando stai ancora pagando l’errore commesso in passato?
Di certo non puoi rimanere nel: “come ho fatto ad essere così stupido?!”
Troppo doloroso e il problema non lo risolvi comunque.
E’ qui che il nostro cervello, che ha l’obiettivo di proteggerci, ci viene in soccorso aiutandoci a trovare tutte le ragioni per cui ti puoi assolvere dai tuoi peccati:
“non c’era altra soluzione, non potevo fare altrimenti”… esattamente come ha fatto Helmut appena aveva realizzato di aver sprecato così tanto tempo della sua vita.
Io però voglio invitarti a riflettere su una cosa:
è meglio andare in cerca di una finta assoluzione o ingoiare il rospo e risolvere il problema per il futuro?
Voglio dire, se ti racconti che non potevi uscire prima dall’ufficio perché il tuo lavoro è particolare, che c’è la crisi e tutte le giustificazioni che ti pare, questo ti fornisce un piccolo sollievo sul momento, ma poi ti tocca continuare a subire il problema.
Se invece accetti di aver commesso degli errori, che magari lavoravi in modo disorganizzato e che ti perdevi in attività che non avresti dovuto svolgere, allora puoi impegnarti per cambiare le cose in futuro, mi segui?
Io uso sempre l’esempio dello stress causato dal lavoro perché è un problema comune a moltissimi manager e liberi professionisti che conosco.
Ma questo ragionamento fila per qualsiasi tipo di problema, se non accetti gli errori commessi in passato, sei condannato a ripeterli e non potrai cambiare le cose, mi sembra ovvio.
Ed è esattamente quello che era successo con Helmut, invece di accettare gli errori commessi, si nascondeva dietro un mare di giustificazioni.
Allora gli ho chiesto di raccontarmi la sua giornata tipo.
Lui inizia a raccontare e ad un certo punto conclude dicendo:
“… e poi esco dall’ufficio verso le 19,45/20 e vabbè, quello è così e non ci posso fare niente”.
E Io: “… calma, calma, Tu a che ora vorresti uscire?”
Un lungo tira e molla perché secondo lui era proprio impossibile uscire prima!
Finché finalmente sono riuscito ad estorcergli che:
“se riuscissi ad uscire alle 18,30 sarebbe un vero sogno.”
E Io: “Perfetto, iniziamo subito a lavorarci!”
… dopo 6 mesi usciva in media tra le 18 e le 18,15!
A quei tempi ero pieno di dubbi e di insicurezze.
Ero agli esordi della mia carriera come “insegnante manageriale”.
Sapevo di proporre un Metodo anni luce avanti a tutto quello che c’era sul mercato, ma era ancora grezzo, da raffinare…Io ero ancora grezzo e da raffinare come insegnante.
Quando davanti mi trovavo una persona così rassegnata e ostinata nel giustificare i suoi insuccessi, andavo in grossa difficoltà e mi veniva voglia di sorvolare sulla domanda per non rovinare il clima dell’aula!
Quella volta però decisi che non mi sarei arreso, non avrei alzato bandiera bianca senza combattere…
Non potevo cambiare il passato di Helmut, ma volevo dargli una speranza per il futuro, e grazie a Dio ci riuscii.
Ormai per me è molto normale vedere i miei studenti “medi” iniziare a recuperare un’ora o due al giorno nell’arco di un mese (non sei come nel caso di Helmut)…ma quella è stata la prima occasione in cui ho avuto l’assoluta certezza di essere sulla strada giusta, perché avevo capito una grossa verità:
Il cervello ti da sempre ragione e trova sempre le risposte che desideri…anche se non sono quelle di cui hai bisogno!
Vuoi un motivo per lamentarti? Lui te lo trova!
Vuoi delle ragioni che confermano la tua incazzatura?
Lui te ne trova 10!
Sei geloso?
Lui ti trova 100 motivi diversi che giustificano la tua gelosia!
Non hai voglia di fare una cosa?
Lui troverà 1000 scuse diverse per cui non ne vale la pena e che ti autorizzano a stare con le mani in mano.
Ma è meglio bersi le cazzate che ci raccontiamo per giustificare i nostri fallimenti o accettare che siamo imperfetti, imparare la lezione e andare avanti?
Se ti trascini da tempo un problema, qualsiasi problema, significa che hai preso delle decisioni e compiuto delle azioni che non ti hanno aiutato a risolverlo.
Se invece di ammetterlo onestamente a te stesso, inizi a cercare tutte le motivazioni per cui:
-Sei stato costretto
-Non avevi alternative
-Non potevi fare di meglio
Il cervello vai tranquillo che te ne trova quante ne vuoi …
Ma è meglio credere ad una bella bugia – e cioè che non hai avuto alternative, che non potevi fare altrimenti?
Oppure accettare una brutta verità – quella che stai pagando per errori che anche tu hai commesso?
Io la penso così:
errare è umano … perseverare però è un po’ da pirla 🙂
Per cui adesso che lo sai ti trovi davanti a un bivio:
1 – Continui a raccontarti che non hai tempo, che è impossibile lavorare di meno, che non puoi proprio delegare, che se manchi tu si ferma tutto etc.etc…
Fallo pure, ma sappi che il cervello ti sta giocando quel brutto scherzetto di cui ti ho parlato qui sopra.
Oppure:
2 – Puoi decidere che ti sei rotto le scatole di subire passivamente questa situazione e che sei deciso a risolvere il problema.
Se per caso tu dovessi scegliere questa seconda opzione (e io te lo consiglio caldamente) … clicca sul link qui in basso e guarda quello che ti aspetta:
Chiave n° 5: ACCETTAZIONE che finché te la racconti NON risolverai mai il problema (ONESTA’)
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PS: Con questo articolo si conclude il primo ciclo di lezioni sul Problem Solving.
Mi rendo conto di averti sommerso di contenuti, trovi i link ai precedenti articoli qui sotto.
1) Perché è fondamentale CELEBRARE i SUCCESSI
2) Socrate è andato a farsi fott…
3) Come valutare le proprie competenze senza farsi fregare dall’ego
4) La Sindrome di Totò e Peppino nella risoluzione dei problemi
5) La favola del principe “non ho tempo” e della sua principessa “vita infelice”
6) Il Prezzo dell’Innocenza è l’Impotenza!
7) Pigrizia Vs Cambiamento 10 – 0
8) In Italia si lavora mediamente di mer..
Prenditi qualche giorno per rileggere il tutto, metabolizzarlo e SOPRATTUTTO calarlo nella tua vita reale…se qualcosa non ti è chiaro o hai bisogno di approfondimenti basta che chiedi (commentando gli articoli o inserendo i tuoi dati QUI), ok?
Pace, Bene e Trigu Meda
Eugenio
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